RISPARMIO ENERGETICO & EFFICIENTAMENTO ENERGETICO

Questa scala indica l'efficienza energetica, non il risparmio.
I livelli di efficienza energetica

Parlando di riduzione dei consumi esistono due grandi categorie: complementari, ma diverse per approccio, tipologia di soluzioni ed ovviamente risultati, sulle quali spesso si tende a fare confusione. Sono il risparmio energetico e l’efficientamento energetico.

Le due definioni precise e sintetiche sono:

RISPARMIO ENERGETICO: riduzione del consumo mediante cambiamenti di comportamento
o una diminuzione dell'attività.

EFFICIENZA ENERGETICA: utilizzo di meno energia mantenendo un livello equivalente
di attività o servizi economici.

In pratica, facendo un esempio che tutti possiamo toccare: se vogliamo spendere meno per il riscaldamento di un edificio possiamo:

abbassare la temperatura media di alcuni gradi o cercare di tenerlo spento nelle ore in cui serve di meno. Ottenendo così un risparmio

ridurre le dispersioni con serramenti più isolati, coibentazioni alle pareti e installando una caldaia più performante. Ottenendo così un efficientamento.

Nel primo caso i risultati sono stati più immediati, semplici da ottenere e non ci hanno costretto ad investimenti, ma abbiamo sicuramente dovuto patire di più il freddo. Nel caso dell’efficientamento abbiamo dovuto progettare e realizzare interventi più complessi e investire denaro. I risultati ottenuti sono però differenti: possiamo spendere meno senza dover ridurre la temperatura ambiente che più gradiamo, possiamo scaldare per più ore durante la giornata. Inoltre se abbiamo fatto interventi corretti abbiamo sicuramente migliorato anche il confort dell’edificio e ridotto in modo nettamente più significativo le emissioni inquinanti.

Provo a fare un altro esempio vicino a tutti. Con l’automobile possiamo provare a mantenere una velocità media più bassa o fare meno chilometri per ottenere un risparmio; soluzioni non sempre possibili da realizzare. Oppure sostituirla con un modello più efficiente che: ci permetta di mantenere la nostra andatura abituale, di percorrere gli stessi tragitti (che io sappia le strade non si possono ancora accorciare), diminuendo così il consumo di carburante e inquinando meno.

Alla luce di tutto ciò appare chiaro che quando interveniamo per migliorare i consumi di un’azienda lavoriamo su entrambe le strategie. Il primo passo, sarà sempre conoscere in modo approfondito lo stato del sistema e dei consumi con la diagnosi energetica; su impianti più strutturati è utilissimo avere un monitoraggio costante e continuo di come viene utilizzata l’energia. Con questi dati si può subito capire dove e possibile effettuare un risparmio energetico eliminando appunto tutti gli sprechi. (nelle aziende solide difficilmente si trovano veri e propri sperperi, ma spesso ci sono condizioni particolari o parti di impianto che consumano energia in modo nascosto quando non serve). Però la pratica che in genere porta i risultati più consistenti è l’efficientamento energetico; ci permette di ridurre i consumi e quindi i costi senza intaccare la produzione, anzi spesso migliorandola.

Un effetto secondario che può apparire con interventi di efficientamento è l’effetto Rebound. Ovvero: riusciamo a produrre un pezzo con minore energia e/o in minor tempo, quindi cala il suo costo, lo si può vendere ad un prezzo inferiore, ne aumenta la richiesta, perciò si va ad aumentarne la produzione. In questo caso la fattura del fornitore energetico non sarà diminuita rispetto a prima dell’intervento. Ma da un punto di vista ambientale il singolo prodotto è costato meno energia per essere realizzato e dal punto di vista del business, mi pare, ci sia solo da guadagnarci.

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2 risposte

  1. Gennaio 27, 2017

    […] su questa linea di pensiero progettiamo i nostri interventi di efficientamento energetico che, prima di tutto, devono reggersi autonomamente dal punto di vista economico e apportare un […]

  2. Ottobre 31, 2018

    […] […]

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